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Le accumulazioni di Stesto
spazio-materia-colore

La prima considerazione a cui si giunge analizzando i recenti e i precedenti lavori di Stesto è quella di una movimentazione formale molto ricca, estremamente varia, manifestata attraverso un susseguirsi di lavori di notevole varietà esteriore in cui ogni volta prende il sopravvento una variabile legata al colore e alla natura del pigmento plastificante, addensante, vetrificante. Alla variabilità e alla preziosità del tessuto cromatico si associano la corposità degli impasti e l’elaborazione di una superficie varia e complessa che è tutta da esplorare per la forte e moderna qualità tattile ottenuta con spessori, accorpamenti e incrostazioni.

Al forte senso materico e tattile, va ancora aggiunta la capacità di mantenersi estraneo agli schemi culturali passati, ricercando nelle sue opere la dimensione inconsueta dell’ambiguo, la sollecitazione del dubbio, la riscoperta di memorie antiche e il senso di una natura non completamente svelata per l’impiego di elementi provenienti dal mondo naturale come segnali di una storia antica che è la storia dell’esistenza.

Il risultato che Stesto ottiene è denso di risonanze, di echi, di interrogazioni e di pause che, come un vortice che trascina e muove tutti gli elementi della composizione, li fa emergere o li soffoca come in un gioco di lenti che alternativamente mettono a fuoco o sfocano l’immagine.

Opere in cui l’artista fa uso e si avvale di oggetti carichi di significati simbolici, di storie vissute, di memorie dell’infanzia in cui pare annullato il trascorrere del tempo. Oggetti che emergono da una materia bulbosa, che pare in ebollizione e che per questo trascina in superficie e parzialmente svela i reperti e le impronte del passato.

Emersioni che, nel corso dello svolgersi e del progredire del lavoro, sono inevitabilmente andate incontro a un gran numero di variazioni, ma tutte riconducibili a una sola origine, al movente primario di tutta l’opera in cui l’immagine definitiva risulta agitata e trattenuta come fosse bloccata al limite del movimento. Torrielli riesce a dominare e comporre la forza primordiale che compone e scompone la sua visione, alternando le immagini e gli spazi cromatici e componendone dei nuovi di tumultuosa grandezza.

 
Rino Tacchella



 
     
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